STOP parliamone - Il blog di Dora Ciotta


12- Invecchiare con dolcezza[altre sezioni]

 

n.12- Invecchiare con dolcezza

 dall’ articolo di Antonio Giaimo  col titolo :”Anziano multato sulle strisce pedonali perché attraversava troppo lentamente”  - La Stampa 12.12.2014

 

“Un pensionato di Pinerolo, R.C., di 85 anni, è stato multato da un vigile urbano perché ha attraversato l’incrocio di corso Torino con corso Bosio quando ormai il semaforo era rosso. Sembra però che l’uomo, claudicante, abbia infranto il codice della strada solo perché troppo lento. Una vicenda che farà discutere.

Si tratta di una multa fatta da un vigile troppo zelante o effettivamente il pensionato, incurante del semaforo, ha attraversato la strada?

 Il comandante della polizia locale, Ermenegilda Aloi, si limita a confermare che è stato depositato un verbale per un’infrazione al codice della strada e che il pensionato ha pagato entro i 5 giorni previsti, in modo che la sanzione amministrativa scendesse da 41 euro a 28,70 euro.” 

 

Dora- Il primo commento a questa incredibile notizia di cronaca,sulla stessa pagina de La stampa, l’ha scritto il giornalista  Massimo Gramellini con uno dei  suoi brevissimi  pezzi che,come fulmini, illuminano la realtà italiana nel bene e nel male. Lo ha titolato :Vietato invecchiare. A me  interessa mettere la notizia come il necessario  sfondo  sociale ad una nostra riflessione serena ,collettiva e non solo individuale, sul nostro invecchiare.

 Sono così rare le occasioni nelle quali si può conversare liberamente ,senza contrapporsi con violenza,senza offendersi,senza dividersi, senza urlare  … come la “cattiva maestra TV” spesso ci mostra. E tutti invece abbiamo bisogno del pensiero degli altri,del loro punto di vista,del loro sostegno … Stiamo insieme, diversi, per armonizzare la nostra vita. Una sola nota non fa musica. Propongo le seguenti piste di ricerca e confronto:ognuno sceglierà .

1-Invecchiare:è una malattia o fa parte della vita?La si pensa una disgrazia o una nuova opportunità, personale e sociale?

2-Invecchiamo:quali scoperte stiamo facendo con l’esperienza della nostra vecchiaia?

3 -Abbiamo mai incontrato vecchi significativi nella nostra vita?

Forse ognuno di noi vorrà dire qualcosa di suo,sempre sincero e originale,non tanto per giudicare la vecchiaia  bella o brutta,buona o cattiva,anche quando è fatta di cedimenti,di rinunce,di debolezze,e …. soprattutto di malattie,quanto per coltivare una disposizione d’animo che sia costante consapevolezza, invece di rimozione,in tempi che certo non aiutano l’invecchiamento.

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1-La vecchiaia non è una malattia,

Anna Irma –Genova - Al “Vietato invecchiare” di Gramellini  opporrei un altro divieto, che attraversa tutte le età e che oggi sembra diventato un imperativo: “Vietato pensare”.Chissà che certe malattie anche gravissime come l'Alzheimer, non siano il rifugio in una dimensione altra per continuare comunque un pensiero che non sia quello obbligato di non pensare. Ho fatto un giro di parole ma spero di essermi spiegata …. 

Non so come interpretare l’ interrogativo di Dora:”La vecchiaia  è una malattia o fa parte della vita?” È come chiedere perché in autunno molti alberi si spogliano e le loro foglie muoiono. O perché sotto la neve dei campi c'è il futuro pane. Non che gli uomini e le donne siano alberi e neve, ma al di là di ogni fede e speranza, credo che ripensare alla nostra natura umana sia necessario. E poi ci sono gli universi paralleli in cui ognuno di noi può rifugiarsi per vivere una bella storia. La vecchiaia ha portato molta fantasia ai miei sogni. A parte le utopie e le fantasie, è vero che la vecchiaia potrebbe essere una grave malattia o una disgrazia; in questo caso chiederei un accompagnamento per togliere il disturbo.

Mi permetto ancora una premessa a proposito del “vietato pensare” che si addice a quel vigile urbano che ha multato il vecchietto.  Se avesse  “pensato”, non solo non  gli avrebbe fatto la multa, ma avrebbe segnalato alla sua centrale di allungare il tempo del giallo per i pedoni e del rosso per gli automobilisti. Per risolvere certe cose, basta un pensiero semplice.

 

Fabrizio -  Mortara –Non esiste nulla, nell'universo, che non invecchi; anzi, perfino l'universo stesso invecchia. In fisica si parla di "entropia", ossia dello stato di disordine, e quindi di deterioramento, di un particolare sistema fisico; e per sistema fisico si può intendere un umano, l'universo, una mela o una sedia. La fisica ci dice quindi che, a patto che non ci siano condizionamenti esterni, ogni cosa è destinata ad invecchiare e a degenerare, e ciò lo si può tranquillamente capire anche senza studiare le pubblicazioni di Einstein. In effetti non abbiamo mai visto un frutto che da marcio diviene acerbo, ma abbiamo sempre notato il contrario.Tutti noi, quindi, siamo destinati ad invecchiare, è scritto nel nostro DNA, ed essendo quindi "nati per invecchiare", allora non possiamo nemmeno vedere l'invecchiamento come una malattia. Ovviamente non sarà molto piacevole non riuscire più a correre come una volta e non riuscire più a tenere sulle spalle il nostro caro nipotino; ma l'unica cosa che possiamo fare per non soffrire della vecchiaia è non opporci. La fatica e la stanchezza sono naturali ma la sofferenza di esse può essere evitata, o almeno alleviata, se non ci opponiamo ad esse.

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Ci sono metodi per rallentare l'invecchiamento: per es. praticare attività fisica regolarmente, mangiare in modo sano ed equilibrato, dormire il giusto, essere ottimisti ed avere un'attiva vita sociale. Ma se la lotta contro l'invecchiamento diviene morbosa, allora rischia di sfociare nel nevrotico, è ciò può solo peggiorare le cose.Sappiamo che l'uomo, utilizzando come mezzi la scienza e la tecnologia, tenta ormai da anni di stanare il "gene dell'invecchiamento" per riuscire ad inibirlo o addirittura ad eliminarlo. Ma, casomai fosse possibile in un futuro lontano (e credo utopico, o forse distopico) ,rallentare o fermare il processo di invecchiamento, varrebbe veramente la pena vivere come degli esseri immortali? E’ forse bello leggere un romanzo che non ha un finale?

 

Franco- Alba- La vecchiaia è insita nella vita. Invecchiamo da quando siamo nati. Il secondo giorno di vita siamo più vecchi del primo.

 Il problema sta nel fatto che fino ad un certo punto le risorse fisiche e anche quelle psichiche crescono, poi cominciano a diminuire ed è un grande cambiamento. Ma è la vita che è fatta così , questo iter è graduale e ci aiuta a capire che la vita avrà fine.

 

Sono le risorse spirituali che continuano a crescere e dobbiamo saperle coltivare perché ci aiutano ad accettare di essere diventati vecchi. Tra l'altro se uno non diventa vecchio vuol dire che è morto prima.

 

 

 

I figli diminuiscono,i vecchi aumentano

Papa Francesco parla chiaro.

 

“In Occidente,gli studiosi presentano il secolo attuale come il secolo dell’invecchiamento:

i figli diminuiscono,i vecchi aumentano.

Questo sbilanciamento ci interpella,anzi,è una grande sfida per la società contemporanea. Eppure una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso,una “zavorra”.Non solo non producono,pensa questa cultura,ma sono un onere:insomma,qual’ è il  risultato di pensare così? Vanno scartati. E’ brutto vedere gli anziani scartati,è una cosa brutta,è peccato! Non si osa dirlo apertamente,ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in questa

assuefazione alla cultura dello scarto.

Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati.”

Dall’Udienza generale del 4 marzo 2015

 

 

2- La vecchiaia è  un processo di cambiamento che va accompagnato.

Giorgio Campanini -Parma-  Sarebbe bello invecchiare “con dolcezza”,senza rimpianti,senza nostalgie,senza rimorsi …. Ma ciò è estremamente difficile:da una parte gli “acciacchi”-e spesso anche serie malattie- amareggiano la vita,dall’altra si avverte fortemente una sorta di “perdita d’identità” che si accompagna,del resto inevitabilmente,alla cessazione del ruolo che per anni si è ricoperto e che è stato socialmente riconosciuto.

Da barista noto in tutto il quartiere o da apprezzato professore,si diventa, puramente e  semplicemente,”pensionato”.Si comprende allora quanto fosse importante,soprattutto per se stessi, “occupare un ruolo”,che è poi un modo di essere qualcuno. Così,anche se si è ancora attivi,e magari anche in buon salute,si apre un vuoto che è difficile colmare.

Di qui il problema fondamentale della vecchiaia:riscoprire un ruolo dopo la fine del “ruolo sociale”,quale che sia il suo livello,in precedenza svolto. E’ qui che si aprono nuovi orizzonti,è qui che si profila la possibilità di accesso ad un “nuovo ruolo”:chi si spende generosamente nel volontariato,e chi,inchiodato su di una sedia a rotelle,riflette sul senso della vita e prega,se credente,per il mondo.

Occorre dunque,alla fine,superare le nostalgie per un “vecchio ruolo”,che non è più possibile ricoprire, (e che qualche volta ci si ostina a difendere “con le unghie e coi denti”… ) e aprirsi a un “nuovo ruolo”,diverso,ma non per questo meno significativo,così da scoprire nella stagione della vecchiaia nuovi  e sino allora impensati orizzonti.

 

 Pino e Anna Maria - Genova- “ Senectus ipsa morbus” dicevano i latini: no, no! oggi, almeno al nord del mondo ( non certo in Africa, ad es. dove l’attesa di vita è relativamente  breve)   e nonostante le note carenze dell’assistenza in questo    campo, anche in Paesi come l’Italia, invecchiare fa parte della vita! Vale la pena di viverla pienamente e serenamente, al netto degli inevitabili acciacchi e attenti alla prevenzioni delle malattie invalidanti, sempre in agguato. 

Nella ONLUS “ Veneranda Compagnia della Misericordia” ( assistenza a carcerati ed ex-carcerati con varie attività quali laboratori, casa famiglia, visite in carcere ecc.) dove io, Pino, faccio volontariato qui a Genova, opera un mio simpatico collega 85enne:ogni mattina arriva  in sede alle 10,  passa la mattinata in banca e in posta con un fascio di operazioni  da fare, a servizio dei carcerati, e a mezzogiorno se ne va. E’ un esempio per tutti noi. Ma senza andare troppo lontano, noi tutti, abbiamo esempi luminosi attorno a noi!

Certo, bisogna esserne convinti e ragionarci sopra ,riorganizzando la nostra vita e i nostri impegni, accettando con serenità l’inevitabile declino delle forze fisiche, curando la nostra salute con opportuni stili di vita ed evitando patetici e inopportuni giovanilismi. Vivere  nel presente e non nei ricordi del passato che pure ci sono così preziosi, tenerci informati (tante letture e poca televisione!), condividere le nostre esperienze di vita e i valori in cui abbiamo creduto e ancora crediamo, con figli e nipoti, senza pretendere di convincere nessuno, che in questo mondo è alla disperata ricerca di senso.

L’esperienza di essere nonni, che stiamo facendo Anna Maria ed io, Pino, ci sembra fondamentale da questo punto di vista, al di la del servizio, a volte faticoso ma sempre gratificante, di “nonni -sitter”. E poi prendiamoci qualche impegno operativo, ovviamente limitato ma certo, che ci spinga a programmare e riempire le nostre giornate .Anna Maria per es. è impegnata nell’AVO ( Associazione Volontari Ospedalieri).

In definitiva, ci sembra che la “relazione umana” sia il fattore fondamentale che ci consente di vivere serenamente la nostra vecchiaia, così come per altro dovrebbe essere in ogni età della vita, fondata sulla  relazione che da credenti dovremmo vivere  con  Gesù,il Figlio di Dio. E così forse potremo prepararci  meglio a vivere il momento supremo della nostra vita, quello della morte,in cui  tutte le nostre “relazioni” saranno riassunte nell’incontro supremo con il Padre,  e vissute nella comunione dei santi e delle sante.

 

Rosanna – Roma – Ho scoperto,invecchiando, che la vecchiaia non è una malattia,e che fa parte della vita. Bisogna però attrezzarci perché non diventi una malattia. Fare vita attiva è molto importante.

 Dopo 40 anni di insegnamento ,da pensionata,ho scelto di fare l’allieva in un’antica e prestigiosa Scuola di arti ornamentali. Sto imparando molte arti nuove e mi sto divertendo moltissimo. Da allieva un po’ speciale sto conoscendo persone speciali che si esprimono nel campo dell’arte e della bellezza. E la vecchiaia vissuta tra la bellezza non è mai una disgrazia.

Invecchiando sto scoprendo però anche  il timore della solitudine nella malattia. I servizi sociali e  sanitari mi sembrano inadeguati,soprattutto per chi,come me,vive in una grande e dispersiva città. Resto però serena, anche perché ho la fortuna di avere amici vecchi,che hanno rappresentato e rappresentano per me un vero punto di riferimento,regalandomi la gioia di un’amicizia forte come una quercia.

 

Chiara- Cosenza - Voglio raccontarvi della bellezza straordinaria di avere due amiche sessantenni (che perciò non sono vecchie, e nemmeno anziane, solo più mature di me).L’esperienza che faccio con loro è duplice: da un lato traggo beneficio e insegnamenti dalla loro esperienza, dalla loro maturità e dalla loro saggezza, dall’altro sperimento nei loro confronti un grande istinto di protezione, un vero desiderio di cura nella misura in cui le vedo stanche, affaticate o sofferenti. Nonostante la differenza d’età tra noi, c’è uno scambio reciproco su tutti gli aspetti della vita: la relazione di coppia, il lavoro, i rapporti familiari, le amicizie, i temi sociali, la politica e, spesso, c’è anche la condivisione di alcune attività molto concrete, come andare a camminare in montagna o preparare le marmellate o cucinare insieme.

 

 

Invecchio dunque vivo

Qualche volta ci rendiamo conto di essere invecchiati

ritrovando il volto di una persona che avevamo “perso di vista” da qualche tempo …

La relazione con il proprio corpo, con se stessi, non è più semplice.

Non abbiamo forse l’occasione di guardarci in uno specchio tutti i giorni

e quando accade ci capita di rifuggire il contatto e ci allontaniamo dopo un’occhiata breve o indifferente. Al contrario, qualche volta, ci soffermiamo... per contemplare la nostra immagine senza commento, in un gesto di letterale “riflesso”…

Quando mi guardo allo specchio e mi dico che sono invecchiato, sebbene interpelli il mio riflesso dandogli del tu, ricompongo e riunifico il mio corpo e i diversi “me” in un’improvvisa consapevolezza. Paradossalmente questo ritorno alla fase dello specchio mi libera dalle aporie della consapevolezza riflessiva.

Invecchio, dunque vivo. Sono invecchiato, dunque sono.

      (da  Marc Augé  “Il tempo senza età” ed. Cortina,  La repubblica,15/10/2014)

 

 

3-  La vecchiaia può essere un’opportunità nuova per sé e per gli altri.

Maria Rita – Genova - La vecchiaia, è "naturalmente" parte della vita, anzi è strettamente legata ad essa .Da come abbiamo vissuto il passato, dipende  il nostro rapporto con la vecchiaia che stiamo vivendo. Così collegata con la nostra esistenza passata, se c'è stato davvero un "percorso", io penso che veramente si possa considerare una nuova opportunità . Per esempio, per fare nuove scoperte, su stessi e sul mondo.

Per quanto mi riguarda, oggi io sto scoprendo, mi trovo dentro la forza di scoprire, cioè di poter guardare in faccia, senza "reti protettive", senza appoggi, la mia infanzia e la mia giovinezza.  Non sono state facili, per niente. Diciamo meglio, non si sono svolte dentro un percorso di quella che si chiama "normalità" : per motivi seri di diversa natura. Ci sono stati, per me e per la mia famiglia ( un incontro di nord lombardo con il sud della fascia vesuviana ) tanti momenti di ansia, di sgomento, di dolore. Mio padre è mancato quando io avevo 17 anni. Oggi, finalmente, scopro l'importanza della sua figura. "Vedo" meglio i lacci che mi hanno tenuta legata, che mi hanno condizionato per tanto tempo, derivanti in gran parte, oggi lo so, dalle paure degli adulti che mi stavano intorno.

E' sorprendente come oggi,alla storia della mia vita, io  possa volgere lo sguardo con più forza, con più consapevolezza, senza timore di esserne sopraffatta. Io, anziana, "sono la mia storia" e ora so che posso portarne il peso. C'è chi mi ha aiutato a percorrere la via che mi ha portato fin qui ; a quella persona, un terapeuta " dell'anima", sono tanto grata. Pensare al cammino che ho fatto , avendo accanto la sua presenza ( "accanto", non "vicina" e mai protettiva ),  fa sentire me, alla mia età, un'anziana non "appesantita" dagli anni, un'anziana che ha ancora voglia di proseguire nel cammino, con curiosità......

Una persona  anziana  importante per me, proprio perché l'ho conosciuto  mentre ancora  stavo facendo il mio viaggio  alla "scoperta di me stessa", è stato Don Andrea Gallo .La sua capacità di aggregare, di infondere vita e di dare speranza ; di offrire opportunità, nel senso di far sentire ognuno portatore di qualcosa da donare ; tutte queste sue qualità sono state per me uno stimolo per non abbandonare il cammino e sentirmi coinvolta nel percorso di altre persone.   

 

Anna Irma – Genova -   Si,vecchiaia come opportunità di scoprire cose nuove ….  La prima scoperta, fatta ormai da oltre dieci anni  è che il pensiero giovanile, che mi portava a credere che la mia  vecchiaia sarebbe stata quella  di una persona saggia, controllata, che ha raggiunto un “saper vivere”, è rimasto speranza. Sono più emotiva di prima,  tutti giorni mi faccio domande e stento a darmi risposte. La figura del saggio e della saggia che conosce il mondo, che sa consigliare, che semplicemente sa vivere,  proprio non mi appartiene.

Sono riuscita però a comprendere in tempo e mi ha guidato in molta parte della mia vita, la domanda e la risposta di S. Agostino:- Puoi distinguere che una cosa è vivere ed un'altra sapere di vivere?- So che nessuno sa di vivere, se non è vivente; ma non so se ogni vivente abbia coscienza di vivere.

L'aspetto positivo che mi pare di aver raggiunto è quello di comprendere quali sono le cose giuste e quali quelle da scartare, insomma cosa è essenziale nella vita.  Non sono  però ancora arrivata  ad avere quelle cento cose sufficienti per vivere. So che non ci arriverò, però mi piacerebbe avere quel patrimonio di cento cose. (N.B. tra queste cento cose, c'è anche lo spazzolino da denti, il dentifricio, le pentole, le scarpe, le lenzuola,... i libri, insomma non è facile la cosa …).

L'altra scoperta è aver raggiunto (spero!) la capacità di sapere qual 'è la cosa più importante da fare quando si è stretti dalle urgenze e magari a selezionare sempre più le cose, gli atti, le abitudini …

E poi la scoperta di cosa insegnare ai bambini. E  questa esperienza è davvero la più  bella; la preoccupazione non esclude più la leggerezza di esser loro accanto. Io non ho partorito figli, ma ora con i bambini gioco molto più a lungo e volentieri di quando ero giovane e mi occupavo di loro. Forse è ritornare bambini? O forse, come credo, essersi liberati da tanta zavorra, che era il pensare cosa dire, come insegnare, come relazionarsi. Ora è più facile, basta seguirli.

 

Lidia –Foligno – Ho viventi i genitori,ultranovantenni (esattamente di 95 e di 94 anni),limitati sul piano fisico,ove i segni dell’invecchiamento sono i più evidenti. Ambedue,lucidi e presenti in tutto,hanno accettato,da due anni la convivenza con un’ottima badante,che,dialogando e collaborando con noi figli,sta rendendo buona questa fase della loro esistenza. Lo scorso 3 ottobre,per i 69 anni del  matrimonio,hanno offerto una cena al ristorante ai figli e ai rispettivi coniugi,nipoti e pronipoti.

 A   loro ho fatto le domande che tu Dora hai proposto  e qui trascrivo con le mie parole quanto  mi hanno detto . “Invecchiare fa parte della vita,sempre che ci si arrivi conservando l’autonomia,la lucidità mentale e una memoria non troppo indebolita. Che possa essere un’opportunità dipende anche dallo stato fisico e e psichico che le persone hanno potuto conservare,anche coltivando interessi forti come leggere,viaggiare,e soprattutto stare insieme alla gente”.”Certo si fanno molte scoperte nella vecchiaia se si riflette:il valore della vita,la capacità di affrontare ed accettare i cambiamenti,la percezione di quanto l’affetto dei figli contribuisca al nostro benessere,e che,nonostante le malattie,le terapie,i controlli,ecc. vale   la pena raccontare questa esperienza”.Infine hanno raccontato  di non dimenticare vecchi significativi  incontrati nella loro vita,  “per la capacità che avevano d’ispirare fiducia e di dare sicurezza,per l’attenzione agli altri,per la loro laboriosità,ma anche per la loro simpatia ed allegria”.   

 

L´elogio della fragilità non significa l´elogio della sofferenza che fa parte della fragilità; ma l´elogio della   fragilità   vuole solo sottolineare, sia pure radicalizzando il mio discorso, come nella fragilità, dimensione ineliminabile dalla vita, ci siano valori che danno un senso alla vita: alla vita di ciascuno di noi. L ´essere consapevoli di questo, e cioè della fragilità come esperienza necessaria, significa accogliere, e rispettare, la fragilità degli altri; senza disconoscerla e senza ferirla. Ma significa anche che, nella fragilità, nella nostra e in quella degli altri, si abbia la percezione del valore della debolezza e della insicurezza che fanno parte della vita e che si contrappongono a ogni forma di onnipotenza e di violenza. Non è forse, questo, il pensiero di san Paolo quando, nella I  lettera ai Corinzi, dice che la debolezza è la nostra forza?

(Eugenio Borgna -La fragilità che è in noi- Einaudi 2014)

 

Anna Maria –Alba- L'argomento “Invecchiare con dolcezza”  mi interessa particolarmente, poiché mi ritrovo in un passaggio importante della vita, tra anzianità e vecchiaia ,e lo sto vivendo come tempo ricco di novità, in cui sento la dolcezza del vivere e la tenerezza verso le creature, esprimo con maggior libertà il mio pensiero e accetto con più serenità i limiti; amo maggiormente il silenzio, soprattutto per mettermi in contatto con l'esperienza del passato e del presente.

Vivendo in una Casa di accoglienza con mamme e bimbi, ho spesso l'opportunità di comunicare con bambini di ogni età che mi fanno assaporare la  dolcezza con il loro sorriso luminoso e l'esclamazione “Nonna!” quando apro la porta e me li ritrovo davanti, perché la madre deve recarsi al lavoro; con un disegno multicolore che mi regalano tornando dall'asilo; con una stretta di mano calda e forte mentre li accompagno a scuola..........Il loro contatto mi riempie di gioia e smussa dentro di me spigolature e rigidità. Vorrei che questa opportunità durasse a lungo, la vicinanza con i piccoli e la loro tenerezza è  cosa che voglio ricercare  anche negli anni che verranno.

In questo tempo  della mia vita mi sento più libera di comunicare ciò che penso, soprattutto ai giovani. Quasi mi stupisco di poter sorridere e dire passeggiando: “Come mai una signorina così bella butta il mozzicone di sigaretta sul marciapiede?”. Oppure alla commessa del supermercato: “Peccato che in questo negozio la musica di sottofondo sia così rumorosa e assillante.” E a un gruppetto di ragazzi seduti sulla scalinata antistante la chiesa: “Ricordatevi di portare via le cartacce e le lattine vuote, è sconveniente lasciarle lì!”. Mi stupisco che le reazioni di questi giovani non siano mai così negative come potrei aspettarmele; solitamente rispondono al mio sorriso e mi ringraziano.

Fra tutte queste cose positive debbo dire che attendo un momento in cui mi visiterà la malattia, diminuirà le mie potenzialità fisiche e avrò bisogno dell'aiuto degli altri. Per questo cerco di allenarmi ad accettare sempre più i miei limiti, convivendo con essi con maggior serenità, pensando che la pienezza non è possibile gustarla finché siamo nel “tempo”. Cerco di amare sempre più l'inefficienza e l'inadeguatezza e spero che l'accettazione dei miei limiti mi renda comprensiva con tutti.

Più che nel passato amo il silenzio e godo poter riandare indietro e lasciare affiorare ricordi di avvenimenti lontani che mi hanno trasmesso il gusto di vivere: la stretta di mano di mio padre che mi faceva salire su un muretto lungo la strada che ogni domenica percorrevamo per andare a pranzo dai nonni; la mamma che ogni mattina mi pettinava le trecce prima di andare a scuola; i pic-nic sui prati della verde valle del mio paese......i canti che la maestra ci insegnava a scuola.......le amicizie dell'adolescenza e della giovinezza....l'incontro con mio marito....e la lista non finirebbe mai!.

Il bisogno forte di questo momento di conversazione nel Blog  è proprio quello di“interrompere”, anche solo per qualche istante , l'attività ancora abbastanza intensa delle mie giornate, per collegarmi con la Vita che è dentro di me e,di questo, sono molto grata a tutti.

 

 

4-Sulla scia dei grandi vecchi che abbiamo conosciuto.

Gianfranco e Maria - Martina Franca-  Siamo convinti  che la stagione anziana della vita può rappresentare, per ciascuno di noi, il tempo opportuno per potenziare le nostre capacità di ascolto, di contemplazione, di rallentamento dei ritmi dell’esistenza,nonché  di vicinanza a coloro che hanno bisogno di aiuto e di conforto. È questa la strada per imparare anche a chiedere aiuto ed a farci prendere per mano a nostra volta, apprendendo a condividere la nostra  condizione di vulnerabilità.

Siamo entrambi settantacinquenni e andiamo facendo esperienza quotidiana di queste opportunità, cercando allo stesso tempo di non lamentarci dei nostri acciacchi.

Ci rendiamo anche conto che molto dipende dalla nostra preparazione remota a vivere quella condizione di limite e di fragilità che tende a farsi più evidente in vecchiaia e che risulta particolarmente grave per tanti anziani che vivono una grande solitudine e che sperimentano la povertà materiale.

Alcuni grandi vecchi che non sono più tra noi, come Arturo Paoli, ed altri vivi e vegeti,persone che tutti conosciamo, ci insegnano ad essere, nell’età anziana, “pietre vive” per la ricostruzione di una comunità coesa e fraterna. Papa Francesco ci testimonia che un anziano come lui può dare speranza all’intera umanità e ad  imprimere un dinamismo nuovo al cammino del popolo di Dio, a partire dal fatto che vive il suo servizio nella piccolezza francescana e nella mitezza.

Per quanto riguarda noi due, tentiamo di mantenerci allenati al servizio (meno come nonni, data la distanza dei nipoti) e, allo stesso tempo, proviamo a crescere in capacità di ascolto e di dialogo, pur con i limiti dei rispettivi caratteri.

Cosa possiamo dire ai giovani ed ai/alle quarantenni? Che alla vecchiaia bisogna prepararsi per tempo, crescendo in responsabilità, vivendo esperienze comunitarie significative e facendoci prossimi a chi è messo da parte, ammalato e solo. Con questo allenamento la fase anziana della vita, se si avrà l’opportunità di arrivarci, sarà ricca di dolcezza e di speranza e non sarà vissuta come una disgrazia.

 

Franco-Alba- Quando ero bambino tante persone anziane erano per me riferimento significativo. Crescendo sono state le idee a farmi  ritenere significativa la persona, indipendentemente dall’età. Sicuramente un vecchio aggiunge esperienza personale nelle idee che esprime.  

 

Dora- Ogni incontro interpersonale realizzato, con ogni persona,lascia un segno particolare nella nostra vita,se siamo attenti. E io,  di persone, ne ho incontrato moltissime e diversissime nella mia,in tutta Italia.

 Ci sono persone però che hanno il potere e il carisma di arricchirci,vorrei dire “contagiarci” di quel Bene essenziale che mette in moto in noi un dinamismo di luce e di gioia che ci accompagna per sempre:la fede nel Dio Vivente e Misericordioso.

Per me sono stati due grandi vecchi, e ne posso parlare perché ormai non vivono più su questa terra,anche se sono sempre presenti nel mio spirito. Innanzitutto don Giovanni Rossi,fondatore della Pro Civitate Christiana di Assisi,che ha guidato i primi 23 anni della mia giovinezza di missionaria laica e  poi la mia mamma Angela,che mi ha riaccolto  in casa ,quando decisi di lasciare la Cittadella Cristiana per inserirmi nella realtà del lavoro e del territorio con Famiglia Aperta,  e ha saputo condividere  la mia vita per gli altri, molto intensa e movimentata ,accompagnandomi fino ai suoi 94 anni.

 

Indimenticabile  la fede in Gesù Cristo che ho ammirato in don Giovanni Rossi e che si esprimeva in una preghiera cordiale, mai disgiunta dall’operosità gioiosa,dall’audacia apostolica e dall’ottimismo nella realizzazione di ogni impresa. Con don Giovanni davvero l’obbedienza era un atto di fede in Dio. ”Tutto posso in Colui che mi dà forza”ripeteva. E  per me fu così, quando mi chiese di scrivere di teologia fondamentale per Rocca con nome maschile,in tempi lontanissimi  dagli attuali , e quando m’incaricò di parlare e scrivere di famiglia, “entusiasmandomene”,pur essendo così giovane e inesperta che tutti mi dicevano  ingenua.

Particolarmente penetrante,fino alla tenerezza del cuore ,la fiducia in Dio che mi ha testimoniato mia madre,con la sua preghiera quotidiana,costante e appassionata, che la liberava dalle varie sofferenze  della sua vita molto provata e sempre affrontata con coraggio e fedeltà. Dopo la preghiera,( ero  incantata dalla sua devozione speciale allo Spirito Santo! ) ritrovava il sorriso e la forza per giocare con i bambini che incontrava ,per leggere e spesso indignarsi per certi politici che comparivano in TV,per visitare e rallegrare qualche persona ammalata  e anche giocare a carte con qualche amico  di passaggio.

 

La nostra vita non è ancora finita, ma questi ricordi ci fanno guardare avanti con Speranza,condividendo con papa Francesco auspici ,attività e preghiere perché il Vangelo della Misericordia trionfi nell’intera umanità con la Chiesa sempre meglio riconciliata e felice di accoglierla.

Invecchiare con dolcezza vuol dire proprio imparare ad amare sempre meglio,alla scuola del Vangelo.

E perciò auguro a tutti tempo. Tempo per la vita.

 

Non vi auguro un dono qualsiasi,

vi auguro soltanto quello che i più non hanno.

Vi auguro tempo,per divertirvi e per ridere;

se lo impiegherete bene,potrete ricavarne qualcosa.

Vi auguro tempo,per il vostro fare e il vostro pensare,

non solo per voi stessi,ma anche per donarlo agli altri.

Vi auguro tempo,non per affrettarvi e correre,

ma tempo per essere contenti

Vi auguro tempo,non soltanto per trascorrerlo,

vi auguro tempo perché ve ne resti;

tempo per stupirvi e tempo per fidarvi

e non soltanto per guardarlo all’orologio.

Vi auguro tempo per toccare le stelle

E tempo per crescere,per maturare.

Vi auguro tempo,per sperare nuovamente e per amare.

Non ha più senso rimandare.

Vi auguro tempo per trovare voi stessi,

per vivere ogni vostro giorno,ogni vostra ora come un dono.

Vi auguro tempo anche per perdonare.

Vi auguro di avere tempo,tempo per la vita.    (poesia Sioux)

 

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