STOP parliamone - Il blog di Dora Ciotta


n.32-Il silenzio grande interlocutore[altre sezioni]

 

n.32 – Il silenzio  grande interlocutore

Dalla rubrica di corrispondenza - Marina Corradi , pag.2 - Avvenire  del 1° dicembre 2017

 

Sorprendente. Bellissimo. Un professore (dello storico Istituto tecnico Cattaneo del centro di Milano)che ha l’audacia di proporre ai suoi ragazzi una mattina nel silenzio di una clausura. Dei ragazzi di classi diverse che accettano,curiosi o anche perplessi,la sfida. Stare in silenzio,una cosa che non facciamo quasi mai,e che meno degli altri fanno i giovani,costantemente attaccati alle cuffie dello smartphone . Ma anche noi,adulti,in una stanza silenziosa spesso accendiamo la radio,quasi senza pensarci,a disagio in quel vuoto. Il silenzio è un interlocutore grande: inquieta, domanda, percuote, non lascia in pace. Il silenzio sembra carico di una muta attesa:come se aspettassimo in realtà qualcosa,non sapendo che cosa.

Venti adolescenti chiassosi,o un po’ storditi dalla notte del sabato,che bussano una domenica mattina a un convento di clausura nella periferia di Milano.Mi immagino le facce di ragazzi che si guardano attorno,stupite,gli occhi spalancati. Venti ragazzi dalle clarisse,maestre di silenzio. Poi,nel giardino del convento,eccoli esercitarsi,in quel silenzio. Riconoscendo rumori lontani di cui mai si sarebbero accorti:echi di voci,pianto di bambini,battere di ali ( come scrivono i ragazzi).  E forse anche la propria voce interiore:oltre al rumore e alle banalità di tutti i giorni,avvertendo,confusa,la domanda più vera. Che,sorprendente,lega tra loro degli sconosciuti: come una comune impronta scritta addosso,e ritrovata ….

Viene da pensare che questi ragazzi di cui si parla spesso negativamente,come figli estraniati di un algido mondo digitale,siano,invece,lì ad aspettare che un adulto li affronti,con serietà e con affetto,e proponga loro ciò che non sanno,ciò che non è stato loro tramandato.

Sono i figli che ci hanno voltato le spalle,o sono i padri e le madri,che non fanno più il loro mestiere? Grazie ai ragazzi del Cattaneo e al loro professore di averci raccontato la loro mattina in una clausura di Milano,cuore di silenzio nella periferia della metropoli che,attorno,corre e si affanna,mentre avanza l’Avvento”.

 

Dora- Leggendo la notizia di questa sfida sorprendente che un professore ha lanciato ai suoi ragazzi per “scoprire il significato dell’Attesa” e che uno studente ha trasmesso a un giornale,sono rimasta così colpita  da volerla rilanciare tra noi.  

STOP parliamone. Interroghiamoci a distanza:

 

1)Un silenzio, abbinato all’Attesa, quali valori può rivelare per tutte  le relazioni interpersonali e sociali della nostra epoca ?

 

2) C’è qualche tempo di silenzio ricercato nella nostra esperienza di vita?

 

Se,per il nostro confronto di riflessioni,vogliamo-com'è corretto -partire da un'onesta analisi di realtà-potremmp forse tutti condividere le osservazioni di tre testimoni del nostro tempo,che traggo da  tre vecchi articoli de Il Corriere della sera e de Il sole 24 ore,che sembrano scritti oggi.

 

L’Avvento dimenticato- “Soprattutto durante l’Avvento mi trovo spesso a riflettere sulla povertà della nostra epoca; una povertà chiassosa e colorata,piena di immagini,di suoni,di stimoli, ma totalmente svuotata di una qualsiasi interrogazione sul tempo.
L’Avvento è considerato il periodo dello shopping e dei regali,dell’organizzazione del cenone,dell’attesa gioiosa delle vacanze natalizie e dei saldi. Un momento talmente assorto dalla dimensione orizzontale dell’esistenza,e dunque,alla fine,un tempo che sradica,che disorienta e lascia dietro di sé strascichi di malumori e di delusione”.(Susanna Tamaro-2011)

 

Il vizio dell’approssimazione-“ La ricerca spasmodica dell’ultima novità,anche se essa è in realtà scontata o meno appariscente di quanto appaia all’esterno,oppure la proposta di new  apparentemente più fresche,alla fine si trasforma in  un vizio, quello dell’impossibilità sia del giudizio sui fatti,sia della riflessione seria e severa per trarne lezioni di comportamento …. Questo vizio,però,che impedisce di individuare la visione d’insieme della realtà e la permanenza di alcune costanti e valori,può essere una virtù che si sposa con il mistero centrale del Cristianesimo:l’Incarnazione. La fede cristiana infatti non è una sequenza di tesi astratte,ma la proclamazione di un evento che comprende anche un aspetto fattuale,verificabile come fatto storico … L’attenzione all’attualità è perciò decisiva perché è nell’immediato quotidiano che si deve incarnare la verità evangelica.

La cosiddetta attualizzazione della Parola di Dio -che ha avuto una straordinaria attestazione nella storia dell’arte di ogni secolo -è una componente necessaria dell’annunzio cristiano. Le scelte, anche simboliche, di Papa Francesco confermano la fecondità evangelizzatrice della connessione con la storia,nello spirito dell’Incarnazione. Si è spesso detto che divulgare è sempre approssimare,e questa necessità è una legge dominante nell’informazione … Oggi impera questo vizio dell’approssimazione,anche nella comunicazione religiosa … La scrupolosa verifica dei dati,la cura del dettaglio,il vaglio delle fonti,anche a causa della fretta,diventano esercizi poco praticati in tutti i campi.”   (Gianfranco Ravasi -2013)

 

L’inflazione delle parole-“ La campagna elettorale ci va inondando di parole,spesso dette più per attaccare qualcuno,che per proporre qualcosa:parole a volte perfino gridate,quasi che la fragilità del contenuto possa essere autenticata dal chiasso della declamazione. Mi sembra perciò utile,per amore specialmente dei destinatari di tanto sciupio di parole,riflettere su una crisi,cui mi sembra si dedichi ben poca attenzione:quella appunto,della parola,connessa inevitabilmente al suo corrispettivo,che è la paura del silenzio. La via d’uscita che vorrei proporre,a prima vista paradossale,specialmente se indicata nel clima arroventato dell’attuale agone politico,sta nel riscoprire i sentieri del silenzio,non certo quello della rinuncia a parlare,ma come spazio dell’ascolto,del dialogo,del dono …..

Bombardati come siamo dai media,inghiottiti dalla rete e storditi dal chiasso della contrapposizione delle parti in gioco,percepiamo un’avvilente inflazione delle parole. Occorre educarci tutti alla sobrietà. I mezzi della comunicazione,che hanno in sé un potenziale positivo,possono essere canali per trasmettere valori oppure  possono diventare strumenti di alienazione:bisogna imparare a usarli.”( Bruno Forte -2013)

 

 

Quale silenzio?

Franco -Alba- Appartengo ad una generazione alla quale è stato insegnato a “far silenzio”. Faceva parte del percorso educativo. Bisognava lasciar parlare i più grandi, dire soltanto cose sensate, ascoltare chi sapeva più di te. Non mancava mai una buona ragione per tacere. Succedeva così che ti trovavi spesso a rimuginare con te stesso. C'era poi il silenzio religioso, quello che andava di pari passo con la meditazione e la preghiera. Molte volte l'ho subito finché non sono riuscito a dargli un senso da trasferire nella mia vita di ogni giorno. Ho dato così al silenzio una connotazione laica, quando tacendo mi confronto con me stesso ed una spirituale quando cerco di dialogare con il Creatore. Non è silenzio ma dibattito; forse l'unico silenzio totale lo provo in natura quando cerco di rivivere l'emozione che Leopardi descrive ne l' ”Infinito”.

Ho capito che non si deve aver paura di starsene da soli in silenzio, ma nel silenzio il rischio più grande sono le domande che poni a te stesso e se non hai l'equilibrio per darti risposte che ti consentano speranza allora è meglio lo smartphone, almeno non soccombi all'ansia …

Il silenzio ti consente di vivere da solo perché è capace di collegarti con tutte le persone con le quali condividi ideali, attese, speranze. Anche l'amore di coppia è fatto di silenzi che si incontrano e si completano. Mi vengono alla mente i versi di Tagore :….“Sotto il grande cielo, o Signore delle stelle/ solo e senza parole/sosto davanti a Te faccia a faccia.....” In silenzio si può comunicare perché  i pensieri non cessano mai di confrontarsi. In fondo il silenzio è indispensabile per pensare.

 

Ma non ogni silenzio è d’oro …

Ci sono silenzi che sono imposti dalle circostanze e si chiamano opportunismo,convenienza e calcolo quando non sono di compromesso e di comodo. Altre volte sono silenzi imposti dalla paura di perdere credibilità,di perdere la faccia,di ritrovarsi di fronte a una verità da cui si vorrebbe piuttosto scappare. E altre volta ancora a far tacere è la paura della violenza e allora diventa omertà,silenzio imposto da un’organizzazione che è criminale anche quando non si chiama Cosa nostra o ‘Ndrangheta …

 

Si,è vero,c’è silenzio e silenzio,e il peggiore di questi gioca con la pelle degli altri. Si tratta di parole che voltano sprezzanti le spalle a coloro che le mendicano perché non hanno voce. Si chiama indifferenza ma anche connivenza se non complicità. E sarà d’oro per te ma non per gli altri. Produrrà persino applausi e consensi,addirittura voti,ma non ti servirà da coltre sotto la quale nasconderti allo sguardo delle vittime,al giudizio della storia,davanti a Dio …

 

E la tragedia più grande è il silenzio delle coscienze perché anche le coscienze possono essere addomesticate e perdere la propria naturale intolleranza verso l’ingiustizia,l’allergia alla falsità.. Ci sono silenzi che possono arrivare ad uccidere.(Tonio Dell’Olio-Rocca,15 dicembre 2017)

 

 

Rosanna - Roma -Trovo bellissima questa notizia che il pezzo di Marina Corradi mette in luce.

Come insegnante ormai in pensione,mi viene in mente quante volte ho detto ai miei allievi “Fate silenzio”,quando erano particolarmente rumorosi:In realtà era una mia richiesta di ascolto,ma,quell’ascolto desiderato presupponeva per ognuno la conoscenza di se stesso per relazionarsi con l’altro e prepararsi all’incontro … Forse noi adulti abbiamo perso l’allenamento( o forse non ci siamo mai allenati..) a lasciar decantare le inutilità alle quali ci si aggrappa a volte e che svaniscono quando siamo nel silenzio e con noi stessi. Il silenzio consente,come spazio prezioso,di cogliere anche le sfumature di un incontro,le cose dette o anche solo intuite,percepite.

E’ stile della mia vita viaggiare, e tener vivo il rapporto con quelle persone che hanno condiviso un progetto o anche solo una parte del mio cammino personale,e poi,ritornata a casa, finalmente in silenzio,assaporare la ricchezza dei vari incontri. Non c’è tempo,anche lungo,che offuschi la memoria dell’esperienza fatta insieme agli amici veri. Per me è fare sintesi della mia vita,di quello che ho ricevuto e di quello che ho dato,è un affinare la mia sensibilità. E questo è possibile solo in silenzioso raccoglimento.

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Plutarco,scrittore cristiano del I° secolo attribuiva la scomparsa della capacità di ascoltare alla mancanza di silenzio. “Abbiamo dimenticato -scriveva- l’arte di quietare quell’alveare dalle mille api ronzanti che si annida nella nostra mente.” Papa Francesco precisa:”L’attitudine all’ascolto viene meno davanti alla frenesia dell’abbondanza di stimoli e di informazioni che affollano le nostre giornate” e spesso “al chiasso esteriore corrisponde una confusione interiore che non ci permette di operare un fecondo discernimento.

 

Gianfranco e Maria - Martina Franca (TA) -Lo scritto di Marina Corradi, sulle pagine dell’Avvenire, rappresenta una forte provocazione per tutti noi, adulti e giovani. L’iniziativa del docente dell’Istituto Cattaneo di Milano è creativa, oltreché audace. Ci sono ancora insegnanti che sentono la responsabilità del loro compito educativo, e questo ci dà speranza.

 Quanto al tema del silenzio, occorre riconoscere che l’ansia, la fretta, la frenesia dell’accumulazione distraggono assai spesso gli educatori dal necessario esercizio del raccoglimento e dell’interiorità. Ne fanno le spese le giovani generazioni, tradite dagli adulti di riferimento, prima ancora che travolti dalle nuove tecnologie della comunicazione.

Non si tratta di generiche affermazioni ma di un atto consapevole di autocritica che riguarda anche persone che, come noi, hanno provato, negli ultimi decenni, a crearsi spazi di silenzio e di contemplazione all’interno di giornate dense di impegni. Occorre che ci diciamo che, per reagire alla deriva della distrazione e del rumore ad oltranza, funzionali alle strategie di un mercato pervasivo, è indispensabile ripensare, con maggiore progettualità, la nostra vita in senso più comunitario, seguendo l’esempio dei contemplativi, maestri di silenzio.

 La stessa vita familiare attraversa una crisi che è innanzitutto crisi di silenzio e di ascolto reciproco tra le diverse generazioni. Don Tonino Bello, con un neologismo efficace, ci ha proposto di esercitarci a divenire dei contemplattivi.

 

M. T.- Pavia - Trovo utopico cercare il silenzio, e anche un po’ vile. ..Troppo comodo nei tempi che viviamo,in cui  pochi combattono e molti si drogano per non combattere. Occorre riprendere piuttosto le armi delle parole che vincono l’indifferenza.

 

Grazie al silenzio impariamo a parlare

Perché fare silenzio,perché imparare il silenzio in modo progressivo e ragionevole?Innanzitutto nel silenzio possono emergere energie che si traducono in un’attività intellettuale più feconda:nel silenzio diventiamo più recettivi,sappiamo meglio ascoltare,vedere,odorare,toccare,anche gustare. Lunghe ore di silenzio ci rendono diversi,ci aiutano a guardare dentro di noi,a dimorare con noi stessi,e,soprattutto,ad ascoltare ciò che ci abita in profondità.  così impariamo a poco a poco quali sono le ragioni per cui parliamo.

Scopriamo cioè che le nostre parole sono sovente strumento di conquista e di seduzione,mezzi per permettere al nostro “io” di acquistare potere,successo,dominio sugli altri:parole aggressive e interessate,piegate a scopi inconfessati e inconfessabili,strumenti di manipolazione … Insomma,grazie al silenzio impariamo  a parlare. Attraverso la pratica consapevole del silenzio possiamo vigilare affinché le nostre parole siano sempre fonte di dialogo e di conoscenza,di consolazione e di pace.  (Enzo Bianchi in Repubblica,11 dicembre 2011)

 

Dora- Si,c’è silenzio e silenzio. L’esperienza dei ragazzi di Milano è quella di un silenzio ricercato “per scoprire il significato dell’Attesa”.E il silenzio ricercato, per riflettere e per parlare,per ascoltare e per aprirsi a Dio, che qui vogliamo mettere a fuoco. Un famoso detto rabbinico afferma ( ricordate?):”Lo stupido dice quello che sa;il Sapiente sa quello che dice”- Si,la parola autentica e incisiva nasce dal silenzio,ossia dalla riflessione e dall’interiorità.

 

Il silenzio ricercato

Rosanna –Roma -  Il silenzio abbinato all’Attesa. Come sempre anche quest’anno ho scelto di trascorrere il Natale con la mia famiglia,ma i giorni sono passati a preparare i lauti pranzi e i regali e gli addobbi ecc ….Il silenzio veniva accuratamente evitato,il ritmo frenetico dei preparativi costringeva a parlare di cose pratiche non rinviabili. Persino la letterina a Babbo Natale era una lunga richiesta di regali …

 Il messaggio vero del Natale,la nascita di Cristo,sembrava non interessare a nessuno,e anzi ,un nipote mi diceva,prendendomi un po’ in giro che anche il Papa vendeva il suo prodotto (il Natale).

Appena ho potuto,ho anticipato il mio rientro, e finalmente ,nel silenzio della mia casa,ho provato la gioia di sentire intimamente la venuta del Signore.

 

Anna Maria - Alba-    Quando sento parlare di silenzio mi torna alla mente un'esperienza che cercavo di vivere con i miei figli (al tempo tutti sotto i 10 anni), quando li portavo a passeggiare in campagna: chiedevo loro di fermarsi e di stare in silenzio per alcuni minuti. Poi ci scambiavamo qualche commento sull'esperienza vissuta: chi aveva ascoltato il fruscio delle foglie o il cinguettio di un passero, chi non era riuscito a concentrarsi sull'ascolto, chi aveva sentito il battito del proprio cuore......

 

Il silenzio, anche per me, era a quel tempo un silenzio all'esterno di me stessa: per viverlo pienamente bastava tacere ed ascoltare.

Ora non è più così: il silenzio nasce dal di dentro, l'ambiente esterno può aiutare ma non è così fondamentale, come lo era un tempo.

Per cogliere nel silenzio la propria voce interiore e qualche volta provare anche “la pazienza del nulla” mi è stato utile questo esercizio: “interrompere” durante la giornata tra un impegno e l'altro e riservarmi qualche minuto per rientrare in me stessa, cogliere la Vita che mi pulsa dentro a cui mi debbo affidare nel momento della difficoltà, riandare ad un'espressione evangelica che possa dare senso e forza a ciò che sto facendo........Questo è per me il silenzio interiore.

Gianfranco e Maria-Martina Franca(Ta)- Nel cammino delle Equipes Notre Dame, movimento di spiritualità coniugale, un momento centrale è rappresentato dal “dovere di sedersi”. Si tratta di uno spazio mensile di dialogo di coppia che, per essere ricco di frutti, ha bisogno di venir preparato nel silenzio e nel discernimento. Riteniamo che questo esercizio debba ritrovare lo spazio che aveva alle origini, alla fine degli anni ’30 del secolo scorso.

In coppia noi cerchiamo di viverlo in un contesto di silenzio e di ascolto della Parola di Dio. Io Gianfranco dedico al silenzio lo spazio della passeggiata quotidiana in campagna, che trovo assai rigenerante anche per lo spirito.

 

Chi nella vecchiaia non sa tacere,non diffonde pace intorno a sé. I vecchi silenziosi,invece,i cui volti consunti emanano benevolenza e mitezza,gettano come una “luce vespertina”,tenue e rasserenante. Chi da vecchio ha imparato a tacere,non si lamenta della solitudine,non ne sente il peso. Nel silenzio,egli sfoglia il “libro illustrato” della sua vita e guarda con gratitudine al passato. E’ pienamente pacificato,si sente come un “tutt’uno” con le cose che ha vissuto,con le persone che ha incontrato,molte delle quali ora immagina nell’eternità. In effetti il suo tacere è già un aleggiare nel mondo di Dio.( Anselm  Grun)

 

 

Dora- E’ stato bello riflettere insieme a tanti testimoni e amici e per  tante sfaccettature della vita di oggi. Alla sintesi finale manca però il pensiero del grande Maestro della Parola:il Cardinal Martini, sulla vita della città e della politica. Rimedio subito con particolare riconoscenza e chiudo con una piccola Bibliografia.

 

Silenzio contemplativo per costruire la città

" Non c’è attività duratura e intelligente di costruzione della città senza una radice contemplativa,che è la capacità di silenzio,di deserto interiore,di pausa,in cui si riceve la Parola di Dio,la si ascolta e quindi si costruisce anche dal punto di vista intellettuale una certa visione del mondo. Cosicché il fare non sia determinato solo dalle urgenze,dalle necessità,ma sia ritmato da questo progetto che nasce da un ascolto della Parola e da un atteggiamento di deserto,di silenzio contemplativo.

Quanto maggiori sono le responsabilità di una persona,tanto più si devono trovare ogni giorno più lunghe ore di silenzio contemplativo. Bisogna cercarlo,e lottare per averlo,per non farsi travolgere dalle cose,dalla valanga di parole dette a vanvera,di giudizi affrettati.

 Il silenzio è sempre difficile. Il silenzio bianco ancora di più:il silenzio nero è pura assenza di suoni,quello bianco è sintesi di tutti i colori. Ed è questo che bisogna imparare a esercitare. Superare,guardare in faccia la paura del silenzio,nella quale emergono alcuni mostri interiori,per imparare che si possono esorcizzare e si può dare loro un senso.” (Carlo Maria Martini -Il silenzio della Parola)

 

BIBLIOGRAFIA

Marcelle  Auclair - Verso una vecchiaia felice-CE-1972

Dora Ciotta - Allargare gli orizzonti-Lettere- Famiglia Aperta 2011

Anselm   Grun -La grande arte di invecchiare - ed. S. Paolo,2009

Carlo Maria Martini- Il silenzio della Parola- ed. S. Paolo ,2013

 

Vergine del silenzio,

che ascolti la Parola e la conservi,

donna del futuro, aprici il cammino.

 

 

Dialogo aperto

R. T.– Milano – Vi seguo da tempo con interesse e vi scrivo con intenzione di collaborare. Non ho trovato nell’ultima conversazione n.31 “Il lavoro come arte di vivere-Giovani e anziani insieme” la notizia che si è svolta a Milano il 2 dicembre u.s. la 3° Giornata della generatività sociale  negli spazi di BASE. L’obiettivo era quello espresso dal sociologo Magatti:”Dobbiamo recuperare un’alleanza tra le generazioni”.

 

Dora- Per la verità  ne ho letto e sentito poco in giro, … anche se ho trovato affascinante il pensiero guida del poeta Pessoa “Il futuro nel passato” che ha illuminato il percorso delle varie riflessioni e il dibattito. Sarei lieta di essere informata se verranno pubblicati gli Atti. Grazie

 

D. R. Pavia - Ho appena finito di leggere i vari pezzi  del vostro blog e ne ho ricavato un senso di positività che mi ha fatto veramente piacere.

 Faccio parte di un gruppo di genitori che ha apprezzato  il 1° discorso da Capo dello Stato francese di Emanuel  Macron, e,soprattutto  le parole del Presidente Mattarella quando ha  invitato a superare il rumore,il livore,la frustrazione: “C’è un’Italia che non grida,non insulta,non improvvisa pareri su cose di cui non sa nulla,non considera tutti ladri,corrotti,servi. Più fiducia in noi stessi,negli altri,nell’Italia.”

Abbiamo figli da crescere noi. Grazie.

 

Dora- Grazie a voi. Anche per noi il consenso espresso vale incoraggiamento. Voglio citarle oggi anch'io Pessoa come guida morale:”Dobbiamo fare dell’interruzione un nuovo cammino,di ogni caduta un passo di danza,della paura una scala,del sogno un ponte versa  la realtà,del bisogno una volontà d’incontro.”

 

 

 

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